La trasformazione digitale in atto negli ultimi anni ha bisogno del sostegno di architetture IT che siano sicure, flessibili e scalabili, nonché capaci di supportare in maniera appropriata gli approcci più avanzati ed innovativi, assicurando un giusto rapporto tra costi e prestazioni.
L’obiettivo delle aziende di tutto il mondo è dunque quello di costruire ambienti e infrastrutture in grado di adeguarsi alle necessità di business sempre più dinamiche.
In concreto, significa avere accesso ad una struttura condivisa di applicazioni e risorse di rete, calcolo e memorizzazione che potrà essere utilizzata in modo trasparente.
È per rispondere ad esigenze del genere che molto spesso ci si affida al cosiddetto multicloud, ovvero un modello di cloud nel quale un’organizzazione usufruisce di una combinazione di cloud che possono essere pubblici o privati.
Proviamo allora a comprendere meglio che cos’è il multicloud, in cosa differisce dal cloud ibrido e quali sono i vantaggi per chi decide di implementarlo nel proprio business.
Come funziona il multicloud?
Il multicloud è un ambiente nel quale una società impiega più di una piattaforma cloud, di cui almeno 2 o più cloud pubblici, ed ognuna garantisce un servizio o un’applicazione specifica. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, un multicloud può essere composto da cloud pubblici o privati.
In parole più semplici, il multicloud unisce attività on-premise con servizi eseguiti su più provider di cloud pubblico/privato, permettendo alle imprese di godere dei benefici di ogni piattaforma e limitando al contempo i lati negativi.
L’elemento chiave degli ambienti multicloud è l’abilità di collegare tra loro i servizi di differenti provider, con una gestione centralizzata che va a capitalizzare le loro caratteristiche specifiche per offrire agilità, flessibilità e continuità del lavoro.
È evidente come il multicloud presenti una certa complessità strutturare e gestionale ed è forse il difetto principale di questa tipologia di ambiente.
L’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano ha rivelato che 8 aziende su 10 usano più di un fornitore di servizi cloud, ma solo 1 su 8 riesce a coordinare tali servizi in modo efficace all’interno di una architettura unica.
Attualmente il numero di imprese che si affidano al multicloud è in costante crescita e tale infrastruttura ha un ruolo decisivo per le necessità legate ai servizi quali IaaS (Infrastructure as a Service) e PaaS (Platform as a Service).
Nel primo caso vengono proposte risorse on demand quali backup, server, storage e molto altro, mentre il secondo è un provider di servizi che consente l’accesso ad un ambiente cloud dove gli utenti possono sviluppare applicazioni.
A spingere le aziende ad orientarsi verso il multicloud è il fatto che applicazioni e dati sono replicati all’interno di ambienti diversi o in ambienti dove un utente esegue solo un compito di backup.
Multicloud e cloud ibrido: in cosa differiscono?
A volte i termini cloud ibrido e multicloud vengono utilizzati come se fossero sinonimi, ma non lo sono affatto poiché si riferiscono a due realtà infrastrutturali differenti.
Il multicloud si basa sull’uso di più servizi di cloud della medesima tipologia, cioè tutti pubblici o tutti privati, ottenuti da svariati fornitori e per i quali non è garantita l’interoperabilità.
Invece il cloud ibrido fa riferimento a diverse tipologie di cloud pubblici e privati, combinati con tecnologie on premise integrate tra loro e coordinate all’interno di una comune infrastruttura.
Di solito la società che decide di affidarsi al cloud ibrido desidera raggiungere la massima flessibilità del settore IT tramite un adeguato equilibrio di ambienti pubblici e privati ed una maggiore resilienza informatica.
Le infrastrutture multicloud sono utili per rispondere in maniera precisa alle necessità di sviluppo (PaaS) e infrastrutturali (IaaS). Per i servizi PaaS lo scopo è usufruire del provider per avere accesso alle risorse di calcolo, memorizzazione e rete e tutelare la localizzazione dei dati.
Nel caso dei servizi IaaS l’obiettivo è quello di diminuire i cicli di sviluppo per velocizzare il time-to-market. Molto spesso la migrazione verso il cloud viene eseguita durante un arco di tempo a medio-lungo termine e per questo oggi prevale ancora l’uso delle configurazioni di cloud ibrido.
Infatti, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano il 77% delle società si è convertita all’utilizzo di cloud integrati con un gruppo di applicazioni on-premise presenti nel data center o affidate ad un servizio esterno.
Nonostante ciò, in tempi più recenti si assiste ad un più frequente passaggio dal single cloud al multicloud. Dunque, il cloud non è più accantonato in una posizione limitata e poco appariscente, ma viene integrato con più forza nel core business dell’azienda.
È evidente come la nuova era tecnologica che punta all’adozione del cloud sia tracciata con chiarezza: saranno cloud ibrido e multicloud le infrastrutture del futuro.
I benefici del multicloud
Grazie allo sviluppo tecnologico degli ultimi anni il cloud non è più vincolato solo ad una limitata parte di applicazioni quali CRM ed ERP, ma la sua diffusione viene estesa anche al core business societario e alle applicazioni più difficili da gestire.
Con una sempre maggiore propensione ad affidarsi a soluzioni miste e ibride, si sta assistendo alla conversione verso le architetture multicloud per rendere più efficaci i nuovi percorsi data driven, omnichannel e smart.
Andiamo allora ad analizzare nel dettaglio i principali vantaggi offerti dal multicloud:
- Continuità delle operazioni: con le infrastrutture multicloud dati e applicazioni vengono replicati su ambienti differenti che potranno essere costantemente attivi oppure essere uno il backup dell’altro. Così facendo, è possibile assicurare in ogni momento la continuità operativa dell’impresa;
- Scalabilità dinamica: le architetture di tipo multicloud forniscono una scalabilità on demand delle diverse risorse che riguardano computing, storage e networking, le quali potranno essere adattate in accordo con le reali necessità utili alla crescita dell’azienda;
- Minore dipendenza da un unico fornitore IT: rendersi indipendenti rispetto ad un unico ed esclusivo provider di servizi IT è il motivo principale per coloro che decidono di puntare verso il multicloud;
- Ottimizzazione dei costi IT: con il multicloud le imprese hanno l’opportunità di scegliere il servizio più idoneo per sostenere una specifica esigenza di business, con un più giusto equilibrio tra costi e prestazioni e una riduzione delle spese per il settore IT;
- Tecnologie d’eccellenza: la possibilità di usare in maniera fluida i servizi di un provider o di un altro garantisce alle società l’accesso a tecnologie informatiche di alto livello, che altrimenti dovrebbero essere sviluppate internamente e con costi nettamente superiori;
- Efficienza dei servizi IT: le infrastrutture multicloud offrono la sicurezza di una maggiore qualità dei servizi/componenti IT per le varie tipologie di business e utenti;
- Attenzione alla compliance normativa: la costruzione di ambienti cloud ben distribuiti consente di incrementare le prestazioni, così come la protezione dei dati in particolari aree geografiche. In tal modo, è più semplice rispettare i vincoli di conformità normativa sul tema della localizzazione dei dati, ovvero ottemperare al GDPR.
Come gestire un ambiente multicloud
Lo stesso Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico ha indicato con precisione 4 strumenti che sono di estrema importanza per la gestione di un ambiente multicloud:
- Automazione
- Integrazione
- Security
- Governance
Gli analisti del Politecnico evidenziamo come la mancanza di strumenti informatici adeguati è forse il più importante freno a quella che è l’evoluzione verso le infrastrutture multicloud. Infatti, nelle piccole realtà e startup a volte il multicloud è gestito da poche persone addette all’automazione delle procedure di configurazione.
Un aiuto alle aziende interessate all’implementazione del multicloud proviene spesso da provider delle telecomunicazioni che propongono soluzioni SaaS e Iaas per migrare applicazioni attraverso i loro portali.
Parlando più in generale, il multicloud è certamente vantaggioso, ma non è possibile definire un approccio universale che possa andare bene per tutte le esigenze e situazioni specifiche. Ciascuna società deve dunque impostare una propria roadmap guardando ai bisogni individuali.
Ecco, quindi, qualche utile consiglio per abbracciare il multicloud con più facilità e minori rischi:
- Tracciare la mole di lavoro sui servizi cloud: mappare i carichi di lavoro è probabilmente la fase più delicata nella migrazione verso ambienti multicloud, poiché è in questo momento che si vanno ad allocare le risorse secondo le varie richieste aziendali, stabilendo anche scalabilità, disponibilità dei servizi, potenza di computing e molto altro;
- Includere concetti ed elementi di cloud ibrido: una qualunque strategia multicloud che sia sostenibile nel tempo deve prendere in considerazione un numero elevato di modelli di distribuzione, compresi cloud pubblici, privati e servizi di hosting;
- Mettere al centro la governance IT: la squadra IT dovrebbe lavorare poggiando su una piattaforma gestionale efficiente e che possa porre al centro la governance, assicurando maggiore flessibilità, migliore coordinamento dei carichi di lavoro, scalabilità automatica e monitoraggio delle prestazioni;
- Puntare all’usabilità: quando gli ambienti IT classici diventano nel tempo dei veri e propri spazi multicloud dinamici, il CIO (Chief Information Officer) e il gruppo di lavoro devono definire delle soluzioni di change management che vadano a favorire l’adozione di infrastrutture cloud, rendendo più agevole l’usabilità degli strumenti per accedervi;
- Costruire policy di cybersicurezza: per gli ambienti multicloud la protezione di utenti, applicazioni ed endpoint è diventata estremamente difficile e complessa. Ogni CIO dovrà impegnarsi per standardizzare quanto prima le policy legate al tema della sicurezza informatica, magari avvalendosi del contribuito di servizi di sicurezza gestiti (MSSP);
- Affidarsi a strumenti di orchestrazione: l’uso di strumenti e software progettati per orchestrare i vari servizi consente di coordinare in modalità “as a service” il reparto IT aziendale. Tutto questo è attuabile grazie ai 4 elementi chiave ai quali abbiamo accennato prima: l’automazione permette la gestione centralizzata degli svariati provider; l’integrazione riguarda l’interconnessione tra le diverse offerte dei provider; la security fornisce continuità operativa e protezione dei dati; la governance favorisce l’ottimizzazione delle prestazioni per una verifica ponderata dei costi.