La veloce ascesa delle applicazioni di Intelligenza Artificiale ha innescato da qualche anno un vivace dibattito tra i sostenitori del libero uso dei contenuti prodotti dall’AI e i fautori di teorie più rigide ed ortodosse a protezione del copyright.
Le opinioni più restrittive sull’argomento pensano che i software di elaborazione grafica derivativa come Stable Diffusion, Dall-E e Midjourney siano in sostanza illegittimi, in quanto possono funzionare soltanto grazie ad una violazione generale dei contenuti coperti dai diritti d’autore.
Sull’argomento le controversie legali non mancano e sia in Europa che negli Stati Uniti le autorità statali stanno legiferando per cercare di dipanare i dubbi legislativi inerenti al copyright sulle opere generate dall’AI. In realtà, i diversi Paesi del mondo adottano un approccio sul tema non sempre conciliante.
Scopriamo insieme qual è la situazione attuale nel nostro continente e in America e quali sono le prospettive per il futuro.
La situazione negli Stati Uniti
Nel caso degli Stati Uniti è importante dire che i tribunali federali americani non sono vincolati dalle sentenze del Copyright Office, ma le valutazioni espresse da tale organo costituiscono comunque un importante riferimento per i giudici che dovranno trattare dibattiti relativi alle opere derivanti dall’AI generativa nel corso di ipotetici contenziosi.
Il 15 settembre 2022 la disegnatrice di fumetti Kristina Kashtanova aveva ottenuto la registrazione ufficiale della propria opera “Zarya of the Down”. Se però il racconto era stato effettivamente scritto dalla donna, le immagini allegate erano invece state create con l’utilizzo del software Midjourney, in grado di produrre illustrazioni partendo dalle descrizioni fornite dall’utente.
In seguito, il Copyright Office ha scoperto dai social media che il fumetto era stato disegnato con l’ausilio dell’AI. Questo elemento ha così provocato una ulteriore determinazione sulla registrazione dell’opera.
Poiché la prima domanda non aveva fatto cenno all’uso dell’AI, l’ufficio ha affermato che la richiesta era incompleta. L’appunto sembrerebbe di carattere burocratico, ma l’organo adibito al copyright è comunque intervenuto nel merito della vicenda.
Il 26 febbraio 2023 il Copyright Office ha esaminato l’istanza di registrazione, riconoscendo la tutela sul testo e l’impaginazione del volume, ma al contempo ha respinto la protezione delle immagini generate dal programma AI. Questo perché le immagini realizzate da Midjourney non sono sviluppate da un’entità umana.
Infatti, le illustrazioni AI producono un risultato inatteso e imprevedibile per chi utilizza il software. In poche parole, l’impiego di Midjourney non può essere assimilato ad Illustrator in quanto quest’ultimo è un semplice strumento di disegno, come un pennello o matita, che proietta sullo schermo quel che passa nella mente del disegnatore.
I legali di Kristina Kashtanova hanno già fatto sapere di voler impugnare la sentenza, dato che le immagini AI non sarebbero che proiezioni dirette della creatività dell’artista e quindi devono essere tutelate dal copyright.
La situazione in Italia
Al contrario di ciò che avviene negli Stati Uniti, in Italia l’atteggiamento verso il copyright sulle opere dell’AI è più possibilista ed in parte ha aperto alla possibilità di una forma di tutela, purché caso per caso si possa dimostrare l’apporto creativo dell’autore.
Infatti, la recente pronuncia della Cassazione è incline all’argomento ed è meno integralista rispetto alla linea di pensiero americana. Andando nello specifico, la Rai è stata portata in giudizio per essersi impossessata dell’immagine di un fiore prodotta con l’AI da un architetto per usarla durante gli spot del Festival di Sanremo 2016.
L’azienda televisiva ha così fatto ricorso alla Corte di Cassazione, dopo essere stata condannata dalla Corte territoriale di Genova, ritenendo che il disegno non potesse essere ritenuto come opera d’ingegno poiché generato dall’AI e dunque non collegata all’idea del disegnatore. Quindi la Rai ha puntato su una linea difensiva che ricorda molto quella del Copyright Office americano.
Con la sentenza n.1107 del 16 gennaio 2023, la Corte ha stabilito che le opere derivanti da un software di Intelligenza Artificiale possono comunque essere in astratto tutelabili dal regolamento sul diritto d’autore.
Non si esclude che in tal caso possa presentarsi il requisito della creatività per il semplice fatto che l’opera consista in un’idea semplice o perché l’ideatore abbia usato un software AI, ma la stessa esistenza di creatività deve essere accertata di volta in volta, dimostrando cioè non l’idea di base dell’opera ma la sua soggettività.
È chiaro che la pronuncia della Cassazione ha considerato l’immagine non un semplice fiore, ma piuttosto una vera rielaborazione, tanto che la stessa Rai aveva intrinsecamente affermato il suo lato creativo scegliendola come simbolo della più importante manifestazione canora italiana.
È possibile un copyright ibrido per le opere dell’AI?
Se l’Italia è meno radicale nell’opporsi al concetto di copyright per le opere dell’AI, per gli Stati Uniti soltanto le opere d’autore create da una mente umana sono degne di tutela da parte del diritto d’autore.
Ritornando al caso inerente all’utilizzo di Midjourney, immagini di questo genere sarebbero il risultato di un lavoro meccanico e non creativo. Se la protezione delle singole illustrazioni è stata respinta, il Copyright Office ritiene meritevole il lato creativo dell’opera nella sua totalità per quanto riguarda il concept generale e l’ideazione.
Nella decisione espressa c’è un passaggio da non trascurare che potrebbe rendere le immagini di Midjourney passibili di tutela. Ciò potrebbe verificarsi nelle situazioni in cui una modifica realizzata con un programma di elaborazione grafica (Photoshop) attribuisca un sufficiente grado di originalità.
Un’eventualità di questo tipo potrebbe impostare in teoria un percorso giuridico più flessibile ma dai confini definiti. Ecco allora che può trovare spazio l’ipotesi di un copyright ibrido che vada a proteggere la struttura intera dell’opera, ma non le sue singole componenti che possono essere considerate elementi costitutivi privi di una proprietà attribuibile all’autore dell’opera stessa.
Un’interpretazione così concepita potrebbe estendersi anche ad altre applicazioni dell’AI come Stable Diffusion, Dell-E e Chat GPT, definendo un quadro giuridico più fluido e malleabile.
È comunque evidente la necessità di affiancare alle decisioni degli organi preposti una riforma legislativa che agisca in maniera chiara sui diritti delle opere prodotte dall’AI, in modo da prevenire eventuali monopoli sulle tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale.
La linea europea sul tema
Ad aprile 2021 l’Unione Europea ha varato una proposta di regolamento che definisce regole ben precise sull’Intelligenza Artificiale (AI Act) che di fatto ha rappresentato la prima legge al mondo che ha provato a regolamentare l’uso dell’AI in modo più strutturato e completo, affermando la leadership europea a livello normativo.
La novità dell’approccio europeo sul tema è quella di avere individuato una classificazione dei sistemi AI secondo i rischi che creano rispetto ai diritti fondamentali.
Per quel che riguarda i contenuti grafici, è possibile ipotizzare che anche l’Europa adotti la linea americana in merito. Quindi in assenza di una regolamentazione ufficiale, è plausibile pensare che tali lavori dell’AI non registrabili possano diventare di pubblico dominio.
Quali conclusioni si possono trarre?
È abbastanza lampante come l’approccio adottato dalla Cassazione italiana sia più moderno e aperto rispetto alla severità mostrata dal Copyright Office degli Stati Uniti. Secondo alcuni, l’uso di un software per la creazione di un disegno non può essere l’unico metro di giudizio nell’accertare il requisito della creatività di un’opera.
Bisognerebbe domandarsi se le istruzioni date ai programmi AI possano essere considerate come prova per dimostrare che l’autore abbia realmente usato un mezzo informatico generando ciò che si era prefigurato di ottenere e nel caso quale dovrebbe essere il livello di complessità o creatività richiesto.
Una risposta univoca non c’è ancora ed ogni Paese si sta ponendo in una posizione netta o più intermedia. Non resta allora che aspettare gli eventi per capire come si svilupperà la giurisprudenza nei prossimi anni poiché l’AI sta diventando un utile strumento di lavoro per moltissimi creativi e artisti.