Il recente boom mondiale di ChatGPT e la forte alleanza tra OpenAI e Microsoft hanno decisamente colpito Google che negli ultimi mesi sta cercando di riorganizzarsi internamente per non restare indietro in un settore di vitale importanza come l’Intelligenza Artificiale (AI).
Proprio con questo scopo, è stata creata Google DeepMind, una divisione aziendale che mette insieme le risorse e i talenti di DeepMind e Google Brain, due laboratori dedicati appunto allo sviluppo in materia AI.
In un contesto come quello di oggi, in cui le tecnologie basate sull’AI crescono in modo esponenziale, è evidente come il colosso americano di Mountain View debba intervenire, focalizzando i propri sforzi in tale direzione per eguagliare la concorrenza. Ecco quel che sappiamo per il momento su Google DeepMind.
Le origini di Google DeepMind
Come già accennato, Google DeepMind nasce dalla fusione di DeepMind e Google Brain. Andando indietro nel tempo, la nascita di DeepMind risale al 2014, quando l’azienda inglese di Intelligenza Artificiale controllata da Alphabet con sede a Londra viene acquisita da Google, diventando una delle divisioni più importanti per la società americana.
Non deve quindi sorprendere che dopo 10 anni e con uno scenario attuale sempre più votato all’AI, Google voglia operare un riassetto interno investendo ancor di più nel settore.
Google Brain, invece, è un dipartimento formato da un gruppo di ricercatori e ingegneri che dal 2017 stanno lavorando duramente su modelli generativi per l’analisi di ingenti quantità di dati usati per prevedere risposte probabilistiche a un determinato quesito.
Con tale fusione, Google vuole riunire in uno stesso luogo tutte le menti più brillanti in materia di AI, assicurando loro le potenzialità dell’azienda e l’accesso alle migliori infrastrutture del mondo. È quindi un modo per lavorare su tutti i progetti di Intelligenza Artificiale che in futuro potrebbero essere impiegati da Google e non solo.
Ovviamente il dipartimento di Google DeepMind andrà ad operare in perfetta sincronia con i differenti servizi aziendali, così da indicare una direzione univoca e coerente per la ricerca e le applicazioni future nei vari settori in cui agisce Google.
Alla guida dell’unità ci sarà Koray Kavukcuoglu, già vicepresidente presso DeepMind e a supervisionare sarà nominato un nuovo consiglio scientifico. Il ruolo di chief scientist di Google sarà occupato da Jeff Dean che dovrà riferire direttamente a Pichai, CEO di Google e Alphabet.
Dean sarà quindi chief scientist sia di Google Research che di Google DeepMind e a lui spetterà il compito di indicare la direzione della ricerca sull’AI di Google, coordinando i principali progetti tecnici più strategici.
I progetti futuri di Google DeepMind
Secondo quanto affermato su Twitter dal CEO Sundar Pichai, la nascita di Google DeepMind indica proprio la volontà della società a stelle e strisce di proiettarsi con forza e convinzione nell’universo dell’Intelligenza Artificiale sfruttando le abilità di un unico e coeso team di lavoro altamente specializzato.
Non abbiamo ancora informazioni sicure e confermate sui prossimi progetti in cantiere, ma sembra che la squadra di Google DeepMind sia già a lavoro su qualche tecnologia AI generativa ancora segreta. Non è nemmeno chiaro se questo progetto sia connesso in qualche modo con Bard, il chatbot AI presentato da Google poche settimane fa e su cui la stessa azienda nutre ancora dei forti dubbi.
Dall’esterno però questa operazione di restyling del reparto AI sembra soprattutto una risposta concreta a OpenAI e a ChatGPT. Infatti, per la prima volta dopo anni, Google sembra essere rimasto indietro nella corsa verso una tecnologia che forse dominerà il mondo in un futuro non troppo lontano.
Solo alcune settimane fa, l’azienda lanciava avvisi e moniti sui rischi dello sviluppo incontrollato dell’AI e in tal senso Google DeepMind potrebbe essere la reazione a tali paure, nella speranza di rendere più agevole questa evoluzione e trovare eventuali contromisure. D’altra parte, è pur vero che Google è stata spinta ad agire dalle pressioni dei rivali ed abbia quindi necessità di portare sul mercato novità importanti in tempi brevi per ridurre il gap.