Tra reti neurali, robotica e innumerevoli campi d’applicazione, l’intelligenza artificiale è una delle maggiori sfide della tecnologia odierna. È un tema ricco di spunti ed in costante evoluzione che si basa sull’eterna lotta tra macchina e uomo.
L’intelligenza artificiale prende ispirazione dal desiderio di creare computer in grado di sviluppare le medesime capacità umane, in un armonico mondo nel quale uomini e macchine convivono pacificamente.
Al di là delle fantasticherie tipiche dei film di fantascienza, attualmente l’intelligenza artificiale viene usata in moltissimi settori economici in maniera non invasiva e con un impatto positivo sulle imprese pubbliche e private.
Naturalmente non mancano le implicazioni di carattere filosofico ed etico che animano confronti e discussioni in ogni angolo del mondo. Ma cosa significa intelligenza artificiale, come viene impiegata e quali sono le prospettive future?
Che cos’è l’intelligenza artificiale?
Nonostante sia una tecnologia estremamente complessa, l’intelligenza artificiale o artificial intelligence (AI) si fonda su un’idea abbastanza chiara: costruire delle macchine fornite di abilità autonome di adattamento e apprendimento, ispirate ai modelli comportamentali tipici dell’uomo.
Nello specifico, si tratta di una branca dell’informatica che sviluppa sistemi software e hardware capaci di compire un’azione predefinita, prendendo decisioni che prima venivano affidate agli umani.
In verità quello di intelligenza artificiale è un concetto molto più articolato, in quanto mescola discipline differenti quali neurologia, neurobiologia, neurofisiologia e matematica.
Lo scopo dell’AI è dunque quello di progettare macchine che riproducono caratteristiche umane come la percezione visiva o spazio-temporale e tutte quelle forme di intelligenza che distinguono la nostra specie.
L’intelligenza artificiale è nata negli Anni Cinquanta e più precisamente nel 1956, quando si è accennato per la prima volta all’AI nel corso di un congresso americano. Prima ci si riferiva all’argomento parlando di Sistema Intelligente.
Durante il congresso vennero presentati vari programmi che riuscivano ad eseguire ragionamenti logico-matematici. Tra questi c’era Logic Theorist, in grado di dimostrare vari teoremi di matematica.
Un ruolo importante ha avuto anche il lavoro di Alan Turing, uno dei fondatori dell’informatica moderna, che già nel 1936 aveva gettato le basi della computabilità grazie alla cosiddetta macchina di Turing.
Nel suo articolo del 1950 dal titolo “Computing machinery and intelligence”, lo studioso spiegava il Test di Turing, per il quale il comportamento di una macchina poteva essere ritenuto intelligente se, osservato da un umano, fosse apparso non distinguibile da quello di una persona.
Dagli Anni Sessanta la ricerca sull’AI si sposta verso le soluzioni a quelle problematiche vicine alla quotidianità dell’uomo. Soltanto a partire dagli Anni Ottanta sono state sviluppate le primissime applicazioni di intelligenza artificiale in campo industriale.
Nel 1982 la società Digital Equipment lancia R1, il primo esempio di AI, che serviva a configurare gli ordini di nuovi computer.
Una nuova era si apre con l’uso di un particolare algoritmo creato negli Anni Sessanta che però non aveva trovato grande riscontro per colpa delle carenze dei sistemi di apprendimento dei primi software AI.
Tale algoritmo sfruttava le reti neurali ed il successo più clamoroso si è avuto nel 1996, nel corso della partita di scacchi tra il campione Kasparov e il computer della IBM Deep Blue.
I primi incontri sono stati vinti da Kasparov, ma alcuni di quelli successivi hanno visto vincere la macchina che nel tempo aveva migliorato i propri meccanismi di apprendimento.
Intelligenza artificiale forte e debole
Le macchine mettono in relazione ciò che hanno imparato, traendo nuove informazioni utili per simulare in comportamento umano, ma non hanno dei picchi come avviene per le menti geniali.
Soprattutto non hanno sviluppato delle proprie capacità cognitive. Ad ogni modo, possono aiutare l’uomo fornendo correlazioni che un umano difficilmente potrebbe fare.
Ciò è possibile integrando una quantità massiccia di dati che contribuiscono ad estendere l’intelligenza umana. Ecco perché qualcuno preferisce parlare piuttosto di intelligenza aumentata.
Questo dibattito si collega a quello che anima l’ambiente scientifico a proposito della differenza tra intelligenza artificiale forte (strong AI) e intelligenza artificiale debole (weak AI).
Ad introdurre tale distinzione è stato il filosofo americano John Searle nel 1980. L’intelligenza artificiale debole è quella per cui le macchine riescono a risolvere determinati problemi senza avere coscienza di quello che viene svolto.
Il fine è semplicemente quello di avere sistemi che riescono ad eseguire funzioni umane complesse. In poche parole, ogni computer non è davvero intelligente, ma simula di esserlo e restituisce differenti soluzioni, scegliendo poi quella più razionale e coerente.
L’AI debole non contempla del tutto i processi cognitivi e si orienta verso il problem solving, dando risposte secondo regole conosciute.
Al contrario, con l’intelligenza artificiale forte le macchine sviluppano una propria coscienza che analizza modi per riprodurre l’intelligenza umana.
Le facoltà cognitive delle macchine non sono distinguibili da quelle umane e il tutto si regge su un algoritmo che, da una proposizione assunta come vera, passa ad una seconda proposizione. Tali sistemi sfruttano logiche di tipo deduttivo ed induttivo e l’analisi del linguaggio (Natural Language Processing) per capirne il significato.
L’impatto dell’intelligenza artificiale sull’economia mondiale
Secondo lo studio del McKinsey Global Institute intitolato Modeling the Impact of AI on the World, entro il 2030 l’intelligenza artificiale potrebbe causare un incremento dell’economia su scala globale di 13 trilioni di dollari, generando un aumento dell’1,2% del PIL annuale.
Le conseguenze di tale previsione sarebbero simili a ciò che è avvenuto con l’avvento del motore a vapore o la diffusione delle tecnologie IT negli Anni Duemila. Certo, l’impatto non sarà lineare e costante nel tempo.
L’avvio sarà più a rilento a causa dei costi e investimenti onerosi ed accessibili a pochi. Solo in un successivo momento si assisterà ad un’accelerazione più evidente.
Altra considerazione in questo senso va fatta sul modo nel quale le aziende e i vari Paesi del mondo decideranno di affidarsi all’intelligenza artificiale.
Specialmente nel caso degli Stati nazionali, l’approccio di apertura o l’atteggiamento più prudente andranno ad incidere sugli esiti economici ipotizzati, mentre le aziende saranno sicuramente proiettate verso un incremento della produttività automatizzata e sviluppo di articoli innovativi.
I campi di applicazione dell’intelligenza artificiale
Implementare l’intelligenza artificiale vuol dire sviluppare nuove competenze e tecnologie, così come padroneggiare le tecniche per far propri tali progetti. Alla base dell’AI ci sono calcoli computazionali, algoritmi e soluzioni che riescono a replicare il comportamento umano.
Gli usi dell’intelligenza artificiale possono essere innumerevoli ed interessano differenti settori pubblici e privati.
Per avere un quadro più completo della situazione attuale, l’Osservatorio di Artificial Intelligence del Politecnico di Milano ha individuato 8 diversi generi di utilizzo dell’AI, suddivisi per finalità d’uso.
- Intelligent Data Processing: tali algoritmi studiano dati per estrarre informazioni ed eseguire azioni in conseguenza. La categoria include utilizzi quali l’analisi predittiva e il rilevamento delle frodi.
- Chatbot/Virtual Assistant: i chatbot non sono altro che software capaci di svolgere azioni e servizi per una persona tramite i comandi ricevuti via testo o a voce. Sistemi di questo tipo sono comuni nel customer care delle aziende come assistenza virtuale di primo livello.
- Recommendation System: l’AI viene utilizzata per indirizzare le scelte degli utenti in base alle informazioni fornite in precedenza. È il caso dei sistemi che suggeriscono di acquistare qualcosa secondo i prodotti già comprati in precedenza, influenzando il processo decisionale.
- Natural Language Processing: l’NLP è la branca dell’intelligenza artificiale che analizza le informazioni espresse nel linguaggio naturale. Le finalità possono essere la traduzione, la comprensione del testo o la riproduzione del testo in maniera autonoma partendo da dati forniti in input.
- Computer Vision: è un ambito interdisciplinare che studia le immagini per il riconoscimento di persone o cose presenti al loro interno, ma si occupa anche del riconoscimento biometrico. Sono sistemi che si stanno affermando soprattutto nel campo della videosorveglianza e delle forze di pubblica sicurezza.
- Soluzioni fisiche: in questa classificazione rientrano 1)Autonomous Vehicle, i mezzi di trasporto autoguidati; 2)Intelligent Object, oggetti che svolgono azioni senza aiuto umano e prendono decisioni in relazione alle condizioni ambientali; 3)Autonoumos Robot, robot che sanno muoversi senza l’intervento dell’uomo, grazie ai dati raccolti dall’ambiente circostante.
Vediamo invece quali sono i principali campi di applicazione dell’intelligenza artificiale a livello industriale e non solo:
- Industria manifatturiera
- GDO
- Medicina e salute
- Automotive
- GPS e sistemi di navigazione
- Domotica
- Videogame
- E-commerce
- Marketing
- Customer Care
- Pubblica sicurezza
- Sistemi antifrode
Quale futuro per l’intelligenza artificiale?
Fino a pochi anni fa il problema principale degli studiosi di tutto il mondo era quello di dimostrare che i sistemi intelligenti potevano essere utilizzati per gli usi più comuni della vita reale.
Oggi l’obiettivo è stato decisamente raggiunto e ci si chiede quali possano essere le implicazioni per il futuro.
Se da una parte l’entusiasmo per lo sviluppo tecnologico è decisamente diffuso ed evidente, dall’altro lato serpeggia il timore che nel giro di pochi anni le macchine possano andare a sostituire del tutto l’uomo in vari settori lavorativi.
In passato l’evoluzione tecnica ha portato alla parziale sostituzione della forza lavoro umana a vantaggio dei computer che ormai trovano ampio spazio un po’ ovunque nell’economia mondiale.
L’impiego massiccio dell’AI minaccia di far perdere ulteriori posti di lavoro, ma è pur vero che si andranno ad affermare nuove figure professionali. In realtà l’antico conflitto tra uomo e macchina ha radici molto più profonde e va oltre l’intelligenza artificiale.
Questa battaglia si porta dietro anche delle riflessioni di carattere morale ed etico, in riferimento al corretto uso delle macchine nel rispetto dell’uomo.
La direzione in cui muoverà l’AI non è ancora ben definita ed è fonte di dibattito tra gli scienziati internazionali. La cosa certa è che ci si muoverà verso un’ennesima rivoluzione industriale e culturale dalle conseguenze ancora poco prevedibili a lungo termine.